E’ vero che il nostro smartphone ci può ascoltare e sapere tutto quello che ci diciamo, tramite il suo microfono integrato? E’ possibile che il nostro dispositivo riesca a catturare i nostri discorsi e… zac! Suggerirci una pubblicità mirata esattamente come se avessimo consultato un sito web qualunque?

Tecnicamente, la tecnologia su cui sono basati gli smartphone, che sanno decodificare i comandi vocali con Siri e “Ok Google” e sono ovviamente connessi alla rete, la risposta sarebbe si, il nostro smartphone ci “spia”.

O almeno saprebbe farlo.

Una domanda cui negli ultimi mesi hanno provato a rispondere alcuni esperti, con degli esperimenti concettualmente semplici ma significativi, e che potremmo replicare anche noi utenti.

Quali?

Nel 2019, il team di Wandera ha “offerto” a due diversi smartphone (un Samsung Android ed un Iphone naturalmente iOS) 30 minuti non-stop di pubblicità di cibo per cani e gatti, ed in un ambiente al riparo da altre fonti sonore.

Allo stesso modo, in un altro ambiente isolato, sono stati posizionati altri due telefonini, stavolta però senza eseguire alcuna riproduzione e registrazione di contenuti audio.

Su tutti e 4 i dispositivi le App come Facebook, Instagram, Chrome, YouTube e persino Amazon erano attive.

Il risultato è stato, alla fine dei 3 giorni di test, diverso da quello atteso: tra i 4 smartphone non sono emerse differenze tra gli Ads che questi fornivano agli utenti durante la navigazione, ed anche i consumi di banda ed energetici erano assolutamente paragonabili.

Cos’è successo, o meglio NON successo? Secondo il team di Wandera: “Gli smartphone non registrano le conversazioni e non le caricano sui cloud, almeno non con le App usate“.

La conclusione dell’esperimento è stata dunque: gli Smartphone non ascoltano le conversazioni che catturano, e quindi non le analizzano per poi caricarle su server. Non si ha pertanto alcun elemento per sostenere che avvengano trasferimenti di dati significativi dai nostri smartphone.

Il nostro smartphone ci spia? Ecco come scoprirlo

Se avete il “sospetto” che qualcosa nel vostro smartphone stia ascoltando quello che dite, per poi fornirvi pubblicità e contenuti mirati, potete fare alcuni semplici test.

Il primo test è quello di tentare di ingannare il vostro telefono con dei contenuti completamente diversi da quelli cui siete soliti eseguire, per verificare se lo smartphone si “regoli” di conseguenza.

Ad esempio, col vostro telefono vicino, parlate di proposito di qualcosa che non avreste mai pensato di volere, o completamente lontano dai vostri interessi abituali (usate la fantasia e non cercate su Google, altrimenti lo smartphone vi scoprirà!). Allo stesso modo, cercate di ripetere l’oggetto del vostro desiderio ancora nei giorni successivi, e poi attendete i risultati…

Non siete ancora convinti? Ecco cosa potrebbe essere successo…

Eppure… io sono sicuro che qualcosa è successo!

Potrebbe essere. Come? E’ possibile che sul vostro smartphone si sia attivato per errore l’assistente vocale.

Anche se non avete pronunciato volutamente “Siri“, “Cortana” o “Hey Google“, l’algoritmo dell’assistente vocale, che è progettato per riconoscere alcune parole chiave, potrebbe aver captato delle parole (dei suoni, meglio) simili ed essersi attivato a vostra insaputa, anche col telefono in stand-by.

Come dette in precedenza però per l’esperimento di Wandera, la sola attivazione dell’assistente vocale non sarebbe sufficiente a filtrare tutte le informazioni che questo riceve.

Come impara una IA?

Secondo Kasperky è possibile che due o più telefoni che assieme ai loro proprietari frequentano gli stessi ambienti, e quindi le stesse connessioni internet, si influenzino a vicenda.

Non esiste la prova provata, ma con una rete Wi-Fi potrebbe essere possibile che il vostro provider internet intuisca che due o più account “vicini” siano in relazione tra loro. utilizzando la stessa rete con sessioni diverse.

I motori di ricerca potrebbero “classificare questi utenti come domini“, a cui mostrare i medesimi Ads (anche se non siete stati voi, ma dei vostri conviventi, a fare una ricerca su un dato prodotto).

Il nostro smartphone ci spia? Un altro elemento

Le applicazioni che usiamo tutti i giorni come Facebook, Google o Amazon imparano dalle nostre operazioni quotidiane, e si adattano a pensare come noi ed intuire che cosa vorremmo vedere.

Un processo che, come noto, si chiama apprendimento automatico (machine learning), con cui una IA impara in modo autonomo a riconoscere dei pattern, man mano che questi gli vengono forniti ma senza istruzioni esplicite.

Quando una App ha abbastanza dati per fornirci elementi sempre più raffinati, personalizzati, è dunque possibile che possa imparare a proporci esattamente quello che stiamo cercando.